< Quando l’arte è “oltre i libri”

di Isabella de Stefano

in Isabella de Stefano (a cura di), Oltre i libri. L’arte del presente incontra i libri del passato, Edizioni Sabinae, Rieti 2016

[La seconda edizione del concorso Oltre i libri. L’arte del presente incontra i libri del passato, con i suoi 137 partecipanti, conferma il successo di questa rassegna culturale, nata con l’obiettivo di incontrare e coniugare la memoria del passato con l’arte del presente, aprendo al linguaggio contemporaneo anche le porte di un’antica e prestigiosa biblioteca.
L’arte contemporanea diventa così il veicolo per trasformare la biblioteca in un luogo aperto e senza frontiere, dove la cultura è viva e pulsante e dove la modernità dell’espressione contemporanea si innesta nella tradizione senza alcuna frattura, nella fluida continuità di un gioco di scambi davvero sorprendente.
Del resto quale luogo migliore per questo incontro se non le biblioteche, spazi per eccellenza dove convivono tutti quei volumi, che tramandano nei secoli un patrimonio e un bagaglio di conoscenze che le future generazioni non potrebbero altrimenti mai conoscere?
Mi piace pensare che questo scambio, anche generazionale, si concretizzi nella realtà di una mostra, dove i libri sono manipolati dagli artisti secondi infinite e sorprendenti declinazioni. Alcune opere richiamano il libro nella forma, altre nella materia, altre rimandano idealmente al significato che i libri rivestono nella vita e nella crescita di ogni individuo, dal punto di vista umano, conoscitivo e anche sociale.
In questa prospettiva è nato il concorso Oltre i libri, che ci invita infatti ad andare “oltre”, a non fermarsi alla superficie pellicolare del libro tradizionale, spingendoci a superare l’involucro esteriore della forma e della materia.
Oltre libri irrompe nelle pagine del libro, per distruggerlo e al contempo ricostruirlo, per presentarlo al visitatore come una creazione nuova, dove ritroviamo non solo interferenze di materiali differenti, ma anche frammenti di realtà e di vita, ricordi e stratificazioni del pensiero e della mente, topografie interiori che si dilatano e si espandono nello spazio delle pagine.
Benedetta Alfieri in Light in August ci presenta il libro con un passaggio simbolico: forse la finestra socchiusa, oppure specie di “soglia”, uno spiraglio aperto dove intravediamo sempre una luce.
Un libro però è anche un’esperienza multisensoriale di colori, profumi e odori che ci invadono e ci conquistano, come ci ricorda Gabrielle Constantine in The color of age. I libri esistono non solo per essere letti, ma anche guardarti, toccarti, annusati, attraversati da tutti i nostri sensi.
Altri autori, come Antonella Nardi, rintracciano invece nelle pagine cartacee i “frammenti di comprensione dell’essere”: dai materiali utilizzati nel processo di elaborazione e metamorfosi del libro, fino al gesto simbolico che trasforma un libro non scritto, senza parole, in una mappa immaginaria dove, attraverso la forza del segno e del gesto, l’essere umano traccia la mappatura delle sue impronte corporee (Luca di Luzio, Atlas ego imago mundi).
In altre opere invece il libro è ancora riconoscibile, anche se trasformato e deformato in grandi sfoglie di plexiglass trasparente (Carmela Corsitto, In-Trasformazione), oppure è la metafora dell’esistenza abbandonata del suo lettore (Francesca Pompei, Le mie preghiere).
Ancora delineato nella sua forma, anche se scarnificato e ritagliato in striscioline di carta che diventano la testimonianza tattile di un’umanità vissuta è The country of blind di Maya Pacifico, un palinsesto di presenze e assenze dissolte ormai nel tempo.
Il libro è ancora decifrabile nell’involucro-contenitore di vetro di Chicco Margaroli, Poter aprire, dove il nido all’interno è un richiamo all’intimo legame che il lettore stringe con i libri, al calore e all’accoglienza che riescono a donare, perché un libro anche quando ci fa uscire dalle sue pagine, ci permette sempre di rientrare. Infine, Nel mezzo del cammin di nostra vita, il libro ripreso dalla telecamera dell’autore sembra quasi un essere vivente dotato di vita propria: quasi riusciamo a percepire sotto la pelle del volume il respiro, i movimenti, le asperità della superficie, le metamorfosi di una materia in continua evoluzione, che nasce, si evolve e muore. Ringrazio quindi tutti voi che avete partecipato, con la speranza e l’augurio che, come scriveva Jorge Luis Borges, ”i libri rimangano la gloria della nostra vita”.

Roma, maggio 2016
© Isabella de Stefano